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Il potere del marketing. E del marketing manager.

Che cosa serve per essere uno dei migliori marketing manager al mondo? E, di conseguenza, in che modo si può realizzare qualcosa di innovativo in questo settore tanto competitivo quanto fondamentale per gli asset di sviluppo di un’azienda?

Oggi più che mai il potere di un marketing strategico è quello di elevare il brand al di sopra della massa, costruendo un’aura di unicità attorno ad esso e di far sì che affronti i cambiamenti socio-comunicativi rimanendo forte nel suo posizionamento.  

Partendo da una lista condivisa qualche giorno fa da Forbes che racchiude i migliori CMO, alias direttori marketing o con livello similare, del 2019 e da una case history specifica, cerchiamo di tratteggiare in che cosa consista il potere del marketing e la capacità di fare strategia che un marketing manager deve portare con sé. 

L’identikit del marketing manager: il visionario della Moleskine

Tra le caratteristiche che un marketing manager deve possedere c’è quella di essere in qualche modo un visionario, capace di immaginare scenari alternativi rispetto a tutti gli altri.
Lo storytelling ci insegna che dobbiamo saper raccontare un brand, emozionando ed aumentando il valore percepito.

Tra i magnifici 50 incoronati da Forbes c’è Roberto Lobetti Bodoni, CMO di Moleskine.
Sicuramente un visionario. Ma anche un innovatore, anzi, un esploratore: ha avuto il coraggio di scommettere su idee mai sfruttate prima, di adottare strumenti non usuali.
O meglio, di avviare una fusione di mondi che ha permesso alla Moleskine di consolidare il prestigio del marchio e di avvicinare anche i nativi digitali.

Il più famoso ad usare un Moleskine fu Ernest Hemingway. E proprio sulla figura dello scrittore, del giramondo romantico che ha bisogno di un taccuino da portare sempre con sé per annotare i pensieri che gli balenano in mente mentre si riempie i polmoni di attimi di vita, si è costruita la forza di questo brand.
Chi ha acquistato una Moleskine nel tempo lo ha fatto proprio per quell’aura bohemienne che circonda non solo l’oggetto in sé, ma la percezione che si ha della storia che racconta.

Oggi carta e penna sono quasi considerate un retaggio del passato, dimenticate o quanto meno cimeli rimasti cari solo ad uno sparuto gruppo di persone.

È certo che, ad un certo punto, i vertici della Moleskine si siano domandati come fare in modo che il loro taccuino non facesse la fine delle macchine da scrivere, relegate a pezzi di antiquariato e totalmente soppiantate dai pc e dai Mac.

Ed è qui che entra in gioco la figura del visionario, il marketing manager che ha il potere di immaginare soluzioni assolutamente pratiche e reali, capaci di costruire un ponte tra la tradizionale anima della Moleskine e quella digitale del mondo attuale

La Moleskine al tempo del digital

In una realtà in cui gli appunti vengono presi come messaggi vocali, in cui per ricordarci qualcosa facciamo uno scatto e lo condividiamo spesso istantaneamente sui nostri canali social, a che cosa può servirci un taccuino?

Se la Moleskine voleva sopravvivere doveva reinventarsi. O partendo dal prodotto. O dalla sua modalità di utilizzo.

Si è reso quindi necessario rivisitare la percezione che della Moleskine hanno soprattutto le nuove generazioni.

Dagli smart writing set ai paper tablet, dai caffè esperienziali a comunità digitali guidate dagli stessi utenti, fino ad arrivare ad una fitta rete di partnership, Lobetti Bodoni è riuscito a ripensare Moleskine, senza scalfirne la poesia che è ciò che da sempre, rende unici i suoi prodotti.

Al di là degli strumenti utilizzati ed integrati come nuovi prodotti della Moleskine, quello che è interessante è riflettere sul ripensamento dei valori del brand che Lobetti Bodoni ha innescato.

Il suo essere visionario si è concretizzato nella capacità di aprire i confini del brand, introducendo anche un forte impulso digitale: continuare a sentirsi membri di una élite – quella degli scrittori stile Hemingway – e avere tutte le possibilità che la tecnologia digitale oggi offre.

In questa case history è racchiuso molto del potere del marketing e del marketing manager: utilizzare la strategia per dare costantemente linfa nuova al brand, reinventandolo pur mantenendone saldi i valori. 

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