Il fattore umano nel business del futuro

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Il fattore umano nel business del futuro

Il distanziamento sociale degli ultimi anni ha impresso un’accelerazione senza precedenti alla transizione digitale, cambiando radicalmente stili di vita, abitudini di consumo, ma soprattutto il modo di lavorare e fare impresa

La digitalizzazione sarà sempre più un fattore cruciale di competitività negli anni a venire. Ne è consapevole l’Unione Europea, che ne ha fatto uno dei pilastri del piano con cui intende rilanciare l’economia continentale, come anche il mondo del business

Ma come può questa trasformazione futura del lavoro intercettare la componente umana che si trova storicamente alla base di ogni principio di lavoro?

 

La centralità storica del fattore umano

L’importanza delle risorse umane è generalmente riconosciuta per assicurare il mantenimento e lo sviluppo dell’azienda; c’è diffusa consapevolezza nel mondo delle imprese, sempre più intriso di turbolenza, concorrenzialità e cambiamento, che per vincere la sfida del futuro non saranno sufficienti solo tecnologie avanzate, né modelli gestionali perfetti, bensì sarà necessario disporre di risorse umane capaci, acculturate e soddisfatte, che lavorino insieme per raggiungere risultati comuni.

L’attenzione del management si sposterà sempre più quindi verso la valorizzazione delle persone e degli asset digitali, perché il primo elemento critico di successo per le aziende sarà la gestione del fattore umano, che rappresenta il vero elemento di distinzione tra imprese eccellenti e imprese con forte svantaggio competitivo, insieme alla gestione della trasformazione del lavoro del futuro .

 

Il futuro del lavoro, tra digital e formazione umana

Gli ultimi due anni hanno spinto il pedale del progresso e del cambiamento sulla quasi totalità dei sistemi aziendali

Le imprese hanno dovuto, o sono tuttora impegnate, ad affrontare una radicale trasformazione di numerosi processi, ovviamente in modo diverso a seconda del business, ma che convergono praticamente tutti nella digitalizzazione.

Un’azienda di cosmesi ad esempio, si sarà ritrovata o starà progettando la realizzazione di un e-commerce per vendere online; una manifatturiera svilupperà un processo di industria 4.0; altri useranno la blockchain

Ma in ogni caso, per diventare praticabile e vantaggiosa, la rivoluzione digitale deve passare per le persone che lavorano in azienda. Ed è qui che il percorso potrebbe nascondere delle insidie, perché, secondo una ricerca di Gartner, solo il 9% dei Chief Human Resource Officers pensa di disporre già di persone capaci di governare e sostenere la transizione digitale.

Quali potrebbero essere le soluzioni? Da un lato, bisognerà assumere professionisti con spiccate competenze digitali. Dall’altro, occorre aiutare tutti a raggiungere una maturità digitale diffusa attraverso la formazione: bisogna quindi fare in modo che le persone stesse diventino facilitatori della trasformazione digitale, diventata oggi non più un accessorio, ma un elemento di sopravvivenza necessario per il successo d’impresa.

 

Il nuovo welfare aziendale umano del futuro

Alla formazione digitale poi, non può che collegarsi una parallela rivoluzione del welfare aziendale. Gli esperti prevedono che l’ampliamento dei piani di WA alle nuove sollecitazioni degli ultimi anni rafforzerà gli effetti positivi del cambiamento, ed aiuterà ad accelerare quel processo di neo-umanesimo che il lavoro ed il suo futuro richiedono sempre più, per sopravvivere.

Ma quali sono queste nuove sollecitazioni emerse di recente? 

Il nuovo WA dovrà innanzitutto passare per una più strutturata attività di prevenzione e gestione della sicurezza, organizzata su una più vasta scala di interventi su temi classici come salute, reddito e pensioni, e su temi “contemporanei e futuri” come work-life balance, crescita personale e formazione.

Cercando di riassumere queste spinte, possiamo citare facilmente benefit flessibili come il rafforzamento dell’area della conciliazione vita-lavoro in relazione all’assistenza sulle necessità personali per cura e presenza di figli piccoli, ad esempio, o per i genitori anziani spesso non autosufficienti; il potenziamento di sostegno al reddito o richiesta di mutui; ma anche lavoro da remoto ibrido o totale, e gestione flessibile dei permessi e ferie; attenzione ai desideri di crescita personale e voglia di formazione, in modo da intercettare transizioni lavorative derivate da sempre più frequenti riorganizzazioni aziendali, ed evitare la cosiddetta “fuga di talenti”.

Il “nuovo” welfare aziendale sarà allora anche interessato a dare risposte ad una moderna richiesta di benessere di cui si sente la crescente necessità, a fronte dell’uso delle innovazioni tecnologiche e digitali che ormai connotano il lavoro e la vita stessa, tra loro spesso mixate grazie allo (e dallo) stesso device che abbiamo a disposizione.

Fattore umano e innovazione digitale potranno così guardare positivamente al business del futuro.

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