
Marketing Etico e pubblicità civile: come cambia la comunicazione d’impresa
Ci siamo interrogati in passato su responsabilità sociale d’impresa, e di come comunicarla. Questo delicato argomento, insieme a tante altre declinazioni della comunicazione d’impresa, negli ultimi anni sta giustamente assumendo la forma di bussola d’orientamento per capire la salute di alcune realtà aziendali rispetto ad altre.
Un’azienda capace di comunicare in modo appropriato (o meglio, civile, come vedremo successivamente) la propria identità, non solo attraverso i suoi prodotti, è un’azienda che si posizionerà sempre positivamente rispetto ai concorrenti. Ma perché questo avvenga, è necessario un cambiamento, che fortunatamente è già in atto.
Gli attori del cambiamento della comunicazione d’impresa
Quali figure coinvolgere per migliorare il modo in cui le aziende comunicano il proprio valore al pubblico? Gli uffici marketing interni, le agenzie di comunicazione o il pubblico?
La risposta per il momento è: serve il contributo di tutti.
Da alcuni anni infatti ormai, con l’avvento dei social in primis, e del ricambio generazionale poi, complici anche le crisi cicliche del mercato dei consumi, si sono affacciate nuove strade e nuovi paradigmi nell’ambito della comunicazione d’impresa.
Fino a poco tempo fa, facendo uno sforzo mnemonico, il mantra nelle agenzie e negli uffici marketing sembrava essere “go viral!”, oggi invece è tutto storytelling. Che però sembra non soddisfare certe fasce di pubblico più giovani, come la Generazione Z, più diffidente dei Millennials su certe tipologie di narrazione, e più legata alla ricerca della verità.
Per il futuro non basta più quindi “raccontare” la propria azienda, ma bisogna “fare”.
Le nuove strade civili della comunicazione d’impresa
Avevamo infatti già parlato su queste pagine delle direzioni indicate in Italia dallo scrittore pubblicitario Paolo Iabichino grazie al prezioso lavoro dell’Osservatorio Civic Brands insieme a Ipsos, e del cambiamento in atto delle aziende verso una comunicazione d’impresa più inclusiva.
Questi esempi e altri sono un riflesso di una rivoluzione che sta attraversando il mondo, e che in Italia si sta affermando lentamente, ma con sempre più progressiva attenzione al modo di comunicare.
Per una positiva comunicazione d’impresa, al giorno d’oggi diviene importante spostare il focus sulle azioni, sul comunicare l’attivismo attraverso una pubblicità civile che mostri l’impegno reale verso il miglioramento delle condizioni del pianeta e delle persone.
Nel nostro Paese, esempi virtuosi li possiamo riscontrare nella comunicazione della Coop, che nel marzo 2021 ha promosso una campagna contro la Tampon Tax, o Altromercato, che nella promozione del suo caffè equosolidale ha lanciato la campagna Consumi o scegli, per sensibilizzare l’audience contro lo sfruttamento dei lavoratori e sull’importanza di essere consapevoli dei propri acquisti.
E quando si parla di comunicazione d’impresa positiva nei confronti delle condizioni dei dipendenti, possiamo notare il Gruppo Feltrinelli e il suo approccio progressista di brand equity, oppure il Gruppo Ferrero, impegnato nella tutela del territorio e nella valorizzazione dei dipendenti attraverso la comunicazione di azioni di employer branding concrete e reali con “We care for the better”.
La rivoluzione dei codici etici aziendali
Il futuro sicuramente accoglierà ancora di più altri esempi come questi, orientati sicuramente ad una più larga strategia di marketing etico, ma che permettono alle aziende di allinearsi a codici etici più equi, onesti, che tutelano persone e ambiente.
Anche noi del Gruppo Immedya abbiamo deciso di sposare una filosofia incentrata sul rispetto delle persone e dell’ambiente, in naturale accordo con le radicali trasformazioni sociali che stanno attraversando i nostri tempi.
Una rivoluzione civile e attiva della comunicazione d’impresa che fa (e farà) bene a tutti.
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